Nel Ducato di Savoia l'Ufficio di insinuazione, la cui denominazione oscillò da "Archivio" a "Tappa", a "Tabellione", fu istituito con editto 28 aprile 1610, per raccogliere e conservare le scritture notarili. Notai e altri funzionari dovevano portare al "segretario dell'insinuazione e dell'archivio" copia dei propri atti, pagare la tassa relativa e ottenere la "fede" dell'avvenuta insinuazione. Tutti gli atti di notai erano soggetti all'insinuazione, ad eccezione degli atti sovrani, le quietanze della Tesoreria ducale, alcuni atti di comunità. Agli uffici spettava cucire in volumi gli atti ricevuti "per conservarli a beneficio pubblico e degli interessati", compilarne compendi, conservare gli atti dei notai defunti.
L'insinuazione era soggetta al pagamento di una tassa, la cui misura, diversa a seconda delle categorie di atti, fu modificata varie volte: la prima tariffa fu pubblicata con l'editto 10 maggio 1610. Già stabilita con editto 20 settembre 1603 in Savoia, per l'ostilità con cui venne accolta, l'insinuazione fu soppressa con successivo editto 7 gennaio 1626 ponendosi però a carico del Ducato un'imposizione straordinaria; l'istituto vi fu reintrodotto con editto 28 novembre 1696, con la creazione di 39 uffici in 7 province.
[espandi/riduci]Nel corso del Seicento si succedettero diversi provvedimenti ducali volti a consolidare l'insinuazione, in specie con restituzioni in tempo concesse ai notai perché regolarizzassero i loro atti e consegnassero le scritture di quelli defunti, e con verifiche e controlli. Fin dal 1610 apparve, inoltre, un "conservatore e giudice sopra le insinuazioni", poi detto "conservatore generale del tabellione", col grado di consigliere ducale e referendario, cui erano affidate ispezioni agli uffici. Con patenti 16 dicembre 1631 fu ordinato a insinuatori e notai di presentare al Gran cancelliere le patenti del loro ufficio per ottenerne l'approvazione. Come altre cariche dello Stato, anche le "piazze" dei notai e insinuatori, con editto 9 agosto 1679, vennero rese perpetue, ereditarie e alienabili.
Norme minutissime sull'esercizio degli uffici si trovano negli atti costitutivi degli stessi, a cominciare dall'editto 28 aprile 1610, in manifesti della Camera dei conti e nelle regie Costituzioni del 1723, 1729 e 1770. Il numero delle "tappe" di insinuazione (termine da intendere nel senso di circoscrizione del singolo ufficio) variò molte volte, sia in conseguenza di revisioni che per effetto dell'annessione di nuovi territori: va ricordata, in particolare, l'estensione dell'istituto al Principato di Oneglia con patenti 11 maggio 1627, ad alcune terre del Monferrato con patenti 1° dicembre 1633, al Ducato di Aosta con editti 31 marzo 1697 e 15 aprile 1758, a Monferrato, Alessandrino e Lomellina con manifesto camerale 13 ottobre 1723, alle province di Novara, Tortona, Pallanza, Vigevano, Voghera, Valsesia, Ossola superiore e Riviera d'Orta con manifesto camerale 9 novembre 1770, a Borgosesia con manifesto camerale 28 giugno 1779. In un prospetto annesso all'editto 28 aprile 1610 risultano 89 uffici, nei paesi "di qua da' monti"; 97 sono accertati nel 1734 e più di 130 alla fine del Settecento.
Il 24 luglio 1801 gli uffici di insinuazione furono soppressi in Piemonte; in Valsesia e nel Novarese, che vennero a far parte della Repubblica italiana e non dell'Impero, continuarono la loro attività fino al 1807.
Alla Restaurazione, con l'editto 13 luglio 1814, n. 37, furono ricostituiti nello stato in cui si trovavano alla fine del 1798 e contemporaneamente fu soppresso l'obbligo di registrare gli atti, che era stato introdotto in epoca francese. Con il precedente manifesto camerale 27 maggio 1814 era stato anche stabilito che continuassero la loro attività i notai già abilitati, mentre con manifesto camerale 1° luglio 1816, n. 412 fu rideterminato lo "stato delle tappe ossiano Uffizi d'insinuazione" per il Piemonte e Nizza. Risultano a tale epoca 129 uffici, così distribuiti: nella provincia di Torino 16, di Acqui 6, di Alba 5, di Alessandria 6, di Aosta 4, di Asti 6, di Biella 4, di Casale 4, di Cuneo 8, di Ivrea 5, di Mondovì 6, di Mortara 3, di Novara 4, di Pallanza 6, di Pinerolo 7, di Saluzzo 6, di Susa 4, di Tortona 3, di Vercelli 6, di Vigevano 1, di Voghera 5, della Pretoria di Valsesia 2, delle pretorie di Domodossola e Valle Antigorio 1, di Nizza 5, di Sospello 3, di Oneglia 3.
Con l'editto 10 novembre 1818 furono istituite 24 ispezioni di insinuazione, con sede in altrettanti capoluoghi di provincia: Chambéry, Annecy, Bonneville, Torino, Ivrea, Pinerolo, Cuneo, Alba, Mondovì, Saluzzo, Alessandria, Acqui, Asti, Casale, Voghera, Novara, Pallanza, Vercelli, Aosta, Nizza, Oneglia, Genova, Savona, Chiavari. Esse avevano competenza su una o più province. La loro funzione, di controllo sui 184 uffici di insinuazione, le apparenta al conservatore e giudice sopra le insinuazioni, costituito con l'editto 28 aprile 1610 e cessato nel 1800.
Nell'editto 16 luglio 1822 figurano uffici di insinuazione "isolati" e uffici di insinuazione e conservazione delle ipoteche, costituenti una sorta di uffici misti, rilevati nelle sedi di Alba, Acqui, Aosta, Biella, Bobbio, Finale, Novi, Oneglia, Sanremo e Sarzana, sedi ribadite anche nel biglietto 8 agosto 1822, n. 1372, nel quale furono indicate le città in cui l'insinuatore della tappa era distinto dal conservatore delle ipoteche e quelle in cui i due uffici erano uniti.
Con lettere patenti del 28 gennaio 1834, n. 39, fu emanato un regolamento per il più ampio settore dell'insinuazione e del demanio, amministrato dall'Azienda delle regie finanze con direttore del demanio, ispettori e sotto-ispettori dell'insinuazione e demanio, insinuatori, conservatori delle ipoteche e ricevitori demaniali. Le patenti 23 giugno 1842, n. 390, approvarono invece il regolamento per le visite al tabellione; annualmente venivano effettuate le visite di carattere ispettivo su notai, segretari di comunità e altri pubblici ufficiali abilitati a ricevere atti soggetti all'insinuazione, insinuatori e conservatori delle ipoteche, secondo procedure ormai consolidate.
Il regio decreto 4 dicembre 1849, n. 369, mentre creava le Direzioni dell'insinuazione e demanio in Sardegna (Cagliari, Sassari e Nuoro), confermava i 14 Uffici di insinuazione esistenti. Prima dell'Unità, infine, i rami dell'insinuazione, del demanio e del bollo, unificati, dipendevano dalle direzioni di Alessandria, Annecy, Cagliari, Chambéry, Cuneo, Genova, Ivrea, Nizza, Novara, Nuoro, Sassari, Savona, Torino e Vercelli.
Gli Uffici di insinuazione vennero estesi all'Italia unita a partire dal 1862 divenendo Uffici del registro (l. 21.4.1862, n. 585).
Contesti storico-istituzionali di appartenenza:Soggetti produttori collegati:Redazione e revisione:- Altieri Magliozzi Ezelinda, revisione
- Santolamazza Rossella, redazione centrale SIAS, 2022/03/19, supervisione della scheda
- Silengo Giovanni, prima redazione